IL NOSTRO SPICCATO

SENSO DELLA BANALITÀ

JACOPO GARDELLA

 

La Repubblica 1 febbraio 2003

 

A Milano si sta diffondendo una pericolosa tendenza alla banalità. Lo riconosce l’assessore comunale alla Cultura Carrubba su questo giornale constatando lo scarso pubblico presente alla mostra su Napoleone in Italia. Mentre l’anno scorso la mostra di Picasso e, alcuni anni fa, quella degli impressionisti attiravano innumerevoli e quotidiane folle di visitatori, alla raffinata e colta mostra su Napoleone, aperta in questi giorni nella Rotonda della Besana, non viene quasi nessuno.

Riscuote successo soltanto ciò che è ovvio, conosciuto, scontato; ciò che non richiede né curiosità, né acume, né sagacia; ciò che favorisce una sorda e tranquillizzante inclinazione alla banalità.

E forse riscuote successo anche un preoccupante manifestarsi di ottusità, come è dimostrato da alcuni recenti e clamorosi avvenimenti urbani. Si sono investite somme considerevoli per realizzare una tradizionalissima e convenzionale sistemazione di Piazza della Scala; ma non si è rimediato al madornale errore commesso dai progettisti della rete metropolitana, che si sono dimenticati di prevedere nella piazza una fermata al servizio del teatro.

Saranno sperperate enormi quantità di danaro per una irrazionale ed offensiva ristrutturazione della Stazione Centrale; e ancora rimangono prive di decenti trasporti pubblici vaste zone della cintura periferica. Si erigono (e si abbattono) monumentali sculture cittadine (l’Ago davanti alla Stazione Nord; l’Alba davanti alla Stazione Centrale); e ancora non si è pensato di creare un Museo di storia cittadina (Museo Metropolitano), che nelle altre capitali d’Europa esiste già da anni.

Milano lavora molto, ma è rivolta ad interessi contingenti e spiccioli, non ad obiettivi di ampio raggio e di vasto respiro. Ha perduto due sue particolarissime qualità manzoniane: la modestia e l’ironia. La modestia, che presuppone una fiera coscienza di sé, è degenerata in banalità;l’ironia che richiede una spiccata sottigliezza di mente, si è dissolta in ottusità.